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Venuto al mondo

Autore: Margaret Mazzantini
Edizione: Feltrinelli
Ho approcciato questa lettura con qualche timore, invogliata dal sapiente consiglio di un’amica del cui gusto mi fido, perchè sono sempre un po’ spaventata dalla letteratura contemporanea di grandi dimensioni (529 pagine). Infatti, sono ben pochi gli autori moderni in grado di gestire in modo adeguato un romanzo corposo.
Ebbene, Margaret Mazzantini è una di quei pochi.
Questo libro mi ha letteralmente attraversata, pescandomi dai luoghi in cui ero e teletrasportandomi tra Roma e Sarajevo (le città in cui si svolge la storia), rendendomeli cari quanto ai suoi protagonisti e facendomi venire la voglia di acquistare un biglietto e visitare di persona la città di Sarajevo, che, difficilmente, sarebbe stata tra le mie mete, altrimenti.
Venuto al mondo è uno di quei libri che, letta l’ultima pagina, ti fanno sentire la mancanza dei personaggi, ai quali ti sei affezionato leggendo.
La prosa è ben scritta, il ritmo è sempre sostenuto e la storia è originale.
Ma, i due aspetti che davvero mi hanno lasciata ammirata davanti al romanzo sono due.
Il primo: la guerra, tema che fa, ora da sfondo, ora da primo piano, lungo tutto il componimento narrativo, è tema trattato, in modo non stucchevole, fuori dai consueti semplicismi e buonismi. Carnefici e vittime si mischiano e finiscono per convergere, perché così è la guerra, qui analizzata nel suo sottrarre umanità a tutti, a coloro che la provocano ed a coloro che la subiscono.
Il secondo: la relazione tra i due protagonisti è di una profondità toccante, ma ci mostra come l’amore, a volte, ineluttabilmente e drammaticamente sia una questione di momenti; come anche l’amore più viscerale possa essere prevaricato dagli accadimenti di una vita, tranne, probabilmente, quello per i figli.
Infine, ma non in ordine di importanza, Margaret Mazzantini è eccellentemente capace di raccontare anche le brutture dei personaggi che dipinge, scavando nei meandri dei pensieri più diabolici e, allo stesso tempo, così comuni, di quegli individui e, con loro, di tutti gli esseri umani.
Lo fa con la protagonista, quando ne descrive il poco eroico desiderio di salvare la pelle o la rabbia perversa, ma tanto naturale, nei confronti di una bambina troppo bella, che porta il nome di una ben meno avvenente ma a lei cara. Lo fa con Gojko, quando narra delle sue frasi intrise di cattiveria, volte a pungere nel vivo, per soddisfare un suo bisogno personale.
Ciò ci permette di fare un viaggio tra le bassezze e le grandezze dell’animo umano, così vere, così inevitabili.
“Venuto al mondo” è stato il primo romanzo che ho letto di Margaret Mazzantini.
Sono corsa ad acquistare “Non ti muovere”.
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